Il D-dimero è un prodotto di degradazione della fibrina (FDP), un frammento proteico rilevabile nel sangue in caso di fibrinolisi. Il nome della sostanza deriva dal fatto che è costituito da due frammenti D di fibrina, stabilizzati da legami crociati covalenti. Il peso molecolare del D-dimero si aggira intorno a 180.000 dalton e l'emivita è pari a 4-6 ore.

La sua determinazione mediante un esame del sangue è stata introdotta negli anni novanta e oggi trova indicazione clinica nella diagnosi dell'embolia polmonare, della trombosi venosa profonda e della coagulazione intravascolare disseminata. La misurazione presenta alta sensibilità ma bassa specificità, pertanto un valore basso può escludere una patologia trombo-embolica, ma un valore elevato non è sufficiente a determinarne la diagnosi.

PREPARAZIONE

E’ necessario osservare un digiuno di almeno 8 ore, è ammessa l’assunzione di una modica quantità di acqua. Occorre essere in posizione eretta da almeno 30 minuti.

 

Tipo di provette in uso: provetta tappo azzurro (Plasma) - citrato di sodio

Indicare al momento del prelievo se in : terapia anticoagulante, stato di gravidanza, cura per malattie del fegato o infezioni croniche come HIV.

VALORI DI RIFERIMENTO

Femmine:   <0.20 mg/mL
Maschi:       <0.20 mg/mL

ESAMI CORRELATI

Fibrinogeno

Caratteristiche del test

Vari kit hanno una sensibilità compresa tra 93 e 95 % e circa il 50 % di specificità nella diagnosi di malattia trombotica.

1. Falsi positivi: possono essere dovuti a varie cause: malattie del fegato, un elevato vaolore del fattore reumatoide, infiammazioni, tumori maligni, traumi, gravidanza, interventi chirurgici recenti, così come l'età avanzata.

2. Falsi negativi: si verificano in particolare se il campione è raccolto troppo presto dopo la formazione dei trombi oppure se il test è eseguito con grave ritardo (nell'ordine di diversi giorni).

3. Inoltre, un trattamento anticoagulante in corso può rendere il test negativo perché impedisce l'estensione del trombo.

4. Falsi valori possono essere ottenuti se la provetta del campione non viene sufficientemente riempita (si registra un valore falsamente basso se viene riempito in modo insufficiente, e un valore falsamente alto se riempita eccessivamente). Ciò è dovuto all'effetto di diluizione dell'anticoagulante (il campione è raccolto correttamente quando i rapporto sangue-anticoagulante è pari a 9:1).

5. Nei pazienti anziani il D-dimero presenta una specificità ridotta e perciò è meno utile. È però possibile costruire dei valori di cut-off dipendenti dall'età in modo da adattare e rendere utile l'esecuzione del test anche nei soggetti anziani.

NOTE

In corso di embolia polmonare e/o trombosi venosa profonda il test risulta positivo nel 98-100% dei casi (sensibilità intorno al 100%), ma con una specificità piuttosto bassa (50%) dato che numerose situazioni fisiologiche (età, gravidanza) e patologiche (infezioni, tumori, stati infiammatori, infarto miocardico, interventi chirurgici, traumi) possono indurre un aumento del d-dimero. Il test è quindi utile soprattutto nella diagnosi di esclusione dell’evento trombo-embolico. Una positività deve invece essere affiancata dalla valutazione del quadro clinico e da ulteriori indagini diagnostiche.

Metodi di dosaggio del D-Dimero

Esistono diversi metodi di dosaggio del D-dimero. Purtroppo i diversi laboratori sono ancora lontani da una adeguata standardizzazione dei diversi metodi, principalmente per la notevole eterogeneicità del D-dimero (la maggior parte del quale è contenuta in frammenti più grandi quali DD/E, YD/DY, YY/DXD), per la difficoltà di scelta di un calibratore adeguato, e per la diversa reattività verso i prodotti di degradazione della fibrina dei diversi anticorpi monoclonali utilizzati. I principali metodi sono:

Metodi ELISA (metodo classico su micropiastra, metodo di immunofiltrazione)
Metodi di agglutinazione semiquantitativi
Metodi di agglutinazione quantitativi
Metodi che impiegano sangue in toto (anche point of care testing)

La cascata della coagulazione

La coagulazione, ovvero la formazione di un coagulo di sangue o trombo, si verifica quando le proteine della cascata della coagulazione vengono attivate, sia per il contatto con le pareti del vaso sanguigno danneggiato (via intrinseca) sia per attivazione del fattore VII, attivazione dovuta al rilascio di altri fattori tissutali (via estrinseca).

Entrambe le vie (intrinseca ed estrinseca) conducono alla generazione di trombina, un enzima che trasforma il fibrinogeno, una proteina solubile presente nel sangue, in fibrina, la quale tende ad aggregarsi proteofibrille. Un altro enzima, attivato dalla trombina, il fattore XIII, è anche in grado di stabilizzare le proteofibrille in corrispondenza del sito del frammento D, portando alla formazione di un gel insolubile che serve come impalcatura per la formazione dei coaguli di sangue. L'enzima circolante plasmina, l'enzima principale della fibrinolisi, scinde il gel di fibrina in diversi pezzi. I frammenti risultanti, "polimeri ad alto peso molecolare", sono digeriti più volte dalla plasmina fino a dar lugo ad un polimero di peso intermedio e poi a piccoli polimeri (i cosiddetti prodotti di degradazione della fibrina o FDP). Il legame crociato (cross-link) tra due frammenti D rimane intatto, tuttavia, e questi sono esposti sulla superficie quando i frammenti di fibrina sono sufficientemente digeriti. Il tipico frammento di D-dimero contiene due domini D e un dominio E della molecola originale di fibrinogeno.

Il D-dimero teoricamente non è normalmente presente nel plasma del sangue umano, tranne quando viene attivato il sistema di coagulazione, come per esempio in caso di trombosi o coagulazione intravascolare disseminata.

In realtà una bassa concentrazione di D-dimero può essere riscontrata anche nel sangue dei soggetti in buona salute. Ciò indica che esiste un equilibrio dinamico fra la fase di formazione di fibrina e la sua degradazione da parte del sistema fibrinolitico, anche in condizioni fisiologiche.
Quindi la concentrazione del D-dimero in vivo riflette la condizione di quella che può essere definita bilancia emostatica, e pertanto presenta una marcata variabilità da individuo ad individuo, sia esso in buona salute od affetto da condizioni patologiche.

Condizioni caratterizzate da aumento del D-dimero

Fisiologiche

1. Età avanzata (incremento nel soggetto anziano > 65 anni, forse correlato a minore mobilità e all'aterosclerosi).

2. Periodo neonatale

3. Gravidanza (espressione dell'aumentata ipercoagulabilità propria della condizione)

4. Razza nera (motivazioni non note)

5. Limiti di laboratorio (più frequenti con il classico test al lattice: interferenza di proteine plasmatiche, emolisi, sostanze cross-reagenti, anticorpi)

Patologiche

1.   Soggetti ospedalizzati e con disabilità grave

2.   Infezioni in atto (sepsi da Gram negativi!)

3.   Traumi maggiori

4.   Stroke

5.   Scompenso cardiaco

6.   Neoplasie

7.   Coagulazione intravasale disseminata (CID)

8.   Interventi chirurgici

9.   Malattie epatiche

10. Malattie renali

11. Malattie infiammatorie croniche (Lupus eritematoso, artrite reumatoide)

12. Tromboembolia venosa

13. Terapia trombolitica

USO CLINICO

L'esecuzione del test del D-dimero può evitare un numero significativo di esami di imaging ed è meno invasiva.